riassunto
Supersesso riconfeziona il sesso provocatorio e la nudità di un porno, ma commette l’errore di portare con sé dialoghi di qualità cinematografica per adulti.
SupersessoL’esame di Netflix sulla vita e la carriera di una porno star Rocco Siffredi, è costruito su un fondamento di contraddizioni. Riguarda il sesso ma non è sexy. È esplicito ma non è gratuito. Eppure è commercializzato come uno degli spettacoli più volgari sulla piattaforma, sapendo che una descrizione del genere attirerà l’attenzione, quando la prima stagione è, in effetti, un gioco completamente miserabile di tossicità e dipendenza.
Ci viene ricordato con sospetta regolarità che la serie è solo “vagamente” basata sulla vita di Siffredi, il che sembra essere una mezza verità dal momento che le sue lotte con la dipendenza dal sesso sono state pubblicizzate per anni. Ma la precisione non è il problema. Siffredi, soprannominato “lo stallone italiano” per ragioni che diventeranno ovvie se non le conoscete già, è un avatar attraverso il quale la serie di Francesca Manieri sposa alcuni racconti ammonitori sul trauma paralizzante della dissolutezza e dell’eccesso.
Recensione della prima stagione di Supersex: come rendere noioso il porno
Siffredi è nato Rocco Antonio Tano ed è cresciuto nella cittadina rurale di Ortona in una famiglia disfunzionale. Sua madre è aggressivamente conservatrice. Suo padre è un lamentoso. Uno dei suoi fratelli, Claudio, è disabile in seguito ad un’aggressione da parte di una banda locale, e un altro, Tommaso, non è proprio suo fratello. Tuttavia ha un’influenza terribile, un uomo ipermascolino che mette in mostra la sua bellissima e inaccessibile fidanzata Lucia e riempie la testa di Rocco con sciocchezze su come i suoi genitali siano un superpotere.
Questo e una rivista pornografica chiamata Supersesso interpretato da Gabriel Pontello, che noi e Rocco incontriamo più tardi, è ciò che causa la fissazione di Rocco sul sesso; il modo in cui definisce le relazioni, la liberazione euforica che fornisce e, man mano che invecchia, il denaro e l’adorazione che porta a Rocco dopo un’infanzia povera. Rocco non mantiene tanto il suo rapporto con il sesso, che non riesce mai a controllare e nemmeno a comprendere, ma lo indirizza in una direzione vaga verso qualsiasi donna, uomo, sex club o set cinematografico nelle vicinanze.
Quando Supersesso fa un salto avanti di qualche anno – c’è un dispositivo di inquadratura ambientato nel 2004, anche se non trascorriamo quasi nulla in quell’epoca – trova Rocco rintanato a Parigi con versioni molto più vecchie di Tommaso e Lucia, che non sono più la coppia hot chic , per usare un eufemismo. Tommaso è profondamente orribile e sfrutta Lucia per pagare i conti, ma lei può trarne vantaggio o meno, e attraverso questa idea transazionale del sesso, Rocco viene ulteriormente influenzato.
Tommaso non è l’unico problema Supersesso, ma è la cosa più ovvia. Lo show è ossessionato da lui, al punto che i suoi episodi centrali sembrano raccontare la sua storia piuttosto che quella di Rocco. E la sua storia è noiosa. È un maniaco autodistruttivo che non ha nemmeno un modo interessante di esprimere le sue psicosi, e talvolta i suoi scoppi sembrano troppo tempestivi. È lì per spingere Rocco in una certa direzione e giustificare alcuni dei suoi impulsi più oscuri, e il suo arco narrativo iterato è noioso.
Detto questo, anche la patologia di Rocco è poco esplorata. Nella vita reale è famoso per il suo stile interpretativo particolarmente brutale e degradante, qui presente e riconosciuto, ma di cui si parla così poco da passare quasi inosservato. Lo stesso si può dire della sperimentazione di Rocco con la sua sessualità – va a letto con donne, donne trans e uomini, sia nello show che nella vita reale – che nella migliore delle ipotesi è superficiale.
Non aiuta il fatto che la trama a volte sia triste, non molto diversa dalla qualità del porno vero e proprio, e che le tanto discusse scene di sesso siano, nel complesso, piuttosto caste. C’è il sesso tutto il tempoa un livello quasi folle, e gli esempi più intelligenti prestano molta attenzione alla psiche di Rocco, ma la stragrande maggioranza delle scene esplicite dello show sono tentativi usa e getta di includere sesso e nudità apparentemente per divertimento (o, più probabilmente, per motivi di marketing. )
Supersex vuole avere la sua torta e mangiarla anche lei
Supersesso vuole avere la torta e mangiarla; vuole il sesso e la nudità di un porno ma vuole anche essere artistico e introspettivo. Ciò che otteniamo è sesso e nudità simili al porno e il dialogo che ne consegue.
Ci sono alcune scelte rispettabili, certamente, e Alessandro Borghi è adatto al ruolo di Rocco, anche se a questo punto ho visto abbastanza della sua faccia arrabbiata e sexy da durarmi una vita. La storia di Rocco ha alcune soste davvero toccanti, soprattutto tutto ciò che riguarda la sua famiglia a Ortona, e qui c’è un interessante studio sul personaggio di un uomo reso mezzo matto dalla sua incapacità di esaminare i suoi difetti.
Nel complesso, però, è una serie blanda e ripetitiva che in qualche modo riesce nell’impossibile compito di rendere noiose le orge e gli eccentrici ritrovi sessuali.
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