riassunto
Ciao, Veronica si chiude con una stagione finale breve ma di grande impatto, anche se nulla riesce a evocare il terrore dei primi episodi della prima stagione.
Poche serie saltano così tanto lo squalo Ciao, Veronica lo ha fatto tra la sua prima e la seconda stagione. Stagione 1 era un’esplorazione tesa della violenza domestica ispirata da alcuni eventi reali; Stagione 2 era un romanzo poliziesco più esagerato e generico. Stagione 3, che conta solo tre episodi e sarebbe l’ultima uscita del brasiliano Netflix originale, fornisce una conclusione soddisfacente ma non riesce ancora a essere all’altezza di quei primi episodi.
Ciao, recensione e riassunto della trama della terza stagione di Veronica
La parola del giorno – o della stagione, suppongo – è “Doum”, l’enigmatico personaggio al centro di una cospirazione che coinvolge la tratta di esseri umani, il lavaggio del cervello, l’estremismo religioso, orribili abusi (soprattutto contro le donne) e molte altre cose divertenti oltre a ciò. Svelando i fili stabiliti nelle prime due stagioni, Veronica continua a tuffarsi a capofitto nelle oscure profondità di un famigerato orfanotrofio, seguendo la rete di corruzione ovunque conduca.
Veronica, da sempre un’investigatrice tenace ma non particolarmente brava, ha intrecciato la sua storia con quella del miliardario Jeronimo e di sua madre Diana, e non mancano, come sempre, dei colpi di scena profondamente spiacevoli. Ciao, Veronica è sempre stato uno spettacolo incline all’oscurità, a volte letteralmente ma sempre moralmente, al traffico del peggio che l’umanità ha da offrire.
Puoi seguirlo man mano che lo spettacolo avanza. Anche l’arco del personaggio di Veronica riflette questo. Man mano che l’immersione diventa più profonda, la luce diventa sempre più fioca e il carattere di Veronica si è rafforzato per adattarsi. Nel corso di tre stagioni, ha vissuto quella che è essenzialmente una storia delle origini, la nascita di un vigilante che ha visto troppo e ha fallito troppe volte nei confronti dei sistemi tradizionali per credere in una versione di giustizia che non lo fa.
Tainá Müller lo incarna molto bene. Lo ha sempre fatto, ma il cambiamento di forma dello show le ha chiesto molto e lei ha soddisfatto le sue richieste in modo abbastanza affidabile. I suoi principi e la sua moralità sono palpabili; la sua rabbia è credibile. È un personaggio più duro ora rispetto a una volta, tutti i suoi aspetti più morbidi sono stati smussati e puoi vederlo nel modo in cui si comporta. È una performance a tutto tondo, un attore che cresce davvero in un ruolo e lo vive al massimo. Non mi è piaciuta nessuna stagione dalla prima, ma Muller è eccellente in tutte e tre e merita credito per questo.
I problemi di questa terza stagione ricordano quelli della seconda e della seconda metà della prima. Il mistero centrale è incline a cliché e evidenti colpi di scena che preannunciano il loro imminente arrivo da chilometri di distanza. Parte della caratterizzazione è scarsa e c’è poco tempo per un focus più ristretto e introspettivo. E’ solo un po’ esagerato. Ma alcuni problemi riguardano esclusivamente la terza stagione, che, come accennato, dura solo tre episodi. Dopo otto episodi nella prima stagione e sei nella seconda, tre episodi non sembrano sufficienti, ma la loro durata più lunga del solito sembra troppo lunga. Questo dà a tutta la gara un ritmo strano.
Una degna conclusione per una serie in declino
È difficile immaginare che chiunque sia rimasto fedele alla serie fino a questo punto non sarà almeno moderatamente soddisfatto degli ultimi tre episodi, che forniscono una soluzione catartica all’arco narrativo di Veronica. C’è molta tensione verso questo finale e i risultati ci sono se li cerchi.
È sempre facile lamentarsi di ciò che è diventata questa serie, soprattutto considerando quello che era nei suoi primi episodi. Questo fascino per gli angoli più oscuri della natura umana rimane, ma è presentato in una versione più gradevole e un po’ di profondità è stata sacrificata lungo il percorso. Non è del tutto paralizzante, ma è comunque un po’ deludente.
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