riassunto
Nemmeno la superba interpretazione di Lucy Boynton può salvare l’orribile narrazione che conclude il film.
Mi sento triste per Maggiori successi. Presenta una meravigliosa interpretazione principale di Lucy Boynton, una storia avvincente e ha tutte le caratteristiche di un’uscita in streaming di tendenza. Tuttavia, l’intero film va in pezzi a causa della narrazione instabile nell’atto finale. Ero infastidito dal fatto di aver investito nelle emozioni, solo per essere imbrogliato dal regista Ned Benson, che assurdamente ha anteposto i sentimenti alla solida narrazione.
Il romantico film musicale segue Harriet (Lucy Boynton), una donna in lutto che ha perso il suo compagno in un tragico incidente stradale. Nello stesso incidente, Harriet ha subito una lesione al cervello e quando si è svegliata, aveva delle convulsioni ogni volta che sentiva una canzone che le ricordava il suo defunto partner, Max. Ma queste non sono crisi; quando sente una canzone familiare, viaggia indietro nel tempo fino al momento in cui condivide la stessa canzone con Max. Harriet trascorre molte delle sue serate rivivendo parti della sua relazione e il pubblico deve determinare se il viaggio nel tempo è reale.
Opportunamente, il film è incentrato sul dolore, che avrebbe dovuto essere il tema centrale del film. Harriet frequenta un gruppo di consulenza sul dolore e la sua cara amica sembra incoraggiarla ad affrontare il suo dolore in modo sano.
Mi piacciono particolarmente le storie che trattano del dolore. Sono importanti. Poche culture gestiscono bene la morte e tendono a renderla un argomento tabù piuttosto che un risultato inevitabile della vita. Sono un sostenitore del fatto che film e televisione trattino il dolore in modo significativo piuttosto che come un punto della trama usa e getta.
Ma questo è ciò che fa The Greatest Hits. Tratta inutilmente l’argomento delle lamentele come parte di un complotto più ampio, il che è un vero peccato. Non preoccupatevi, non lo spoilererò, ma il terzo atto distrugge tutto ciò che il film ha costruito. Invece di concentrarti sul potere di un dolore sano, FINE rimuove qualsiasi base morale al posto della fantasia. I film devono essere responsabili di messaggi sensati e giustificabili, e in qualche modo The Greatest Hits riesce a diventare un vero problema.
Immagino che alcuni lettori si sentiranno come se stessi esagerando. È possibile. Ma rimango nel campo in cui TV e cinema devono significare qualcosa. Non è un mezzo che vada preso con tanta plausibilità, scavalcando il vero significato della scrittura che non ha senso. È come se fossimo così assorbiti dal frenetico mondo dei media da diventare estremamente pigri.
Per non parlare di Lucy Boynton, che è assolutamente superba in tutto questo. Vende bene il suo ruolo ed è quasi in un film di cui vale la pena parlare. Interpreta il suo personaggio in modo libero, gentile e comprensivo, offrendo stranezze accattivanti e impressionando il pubblico con la sua personalità. Un tale spreco. Lucy è l’unica cosa che valga la pena essere in questo film.
Penso che ciò che mi irrita di più è che molti spettatori e critici rinunceranno a questo film. Semplicemente non ho voglia di addolcire la qualità della narrazione.